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Cambiare le abitudini proprie

Cambiare le abitudini proprie | Nicoletta Todesco
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Molti mi chiedono perché sia così difficile cambiare le abitudini proprie. Che sia per la perdita del peso o per lo studio poco cambia: le abitudini dannose vanno combattute. Abbiamo molte armi a disposizione come la forza di volontà, la determinazione o l’autocontrollo; ma non bastano. Immagina se solo bastasse sapere che l’alcool fa male per non comprare più vino! Le abitudini consolidate, ovvero quelle che ci danno sicurezza, le consideriamo utili aprioristicamente perché ci facilitano la vita. Invece molte volte ci danneggiano, soprattutto nell’apprendimento. Per perderle è necessario modificare il proprio schema mentale, modificando i propri pensieri e, spesso, persino le parole. Non si tratta di un processo che avviene da un giorno per l’altro, ma come tutte le cose utili richiede tempo e lavoro. 

Come si comporta l’uomo davanti al cambiamento

Si sa, all’uomo non piace cambiare. L’uomo ama rotolarsi in quel suo caldo cantuccio comunemente noto come “zona di comfort”. Quest’ultima da sicurezza perché la conosciamo già, e sappiamo per certo che è un qualcosa di buono per noi. La novità porta con sé l’incognita: “Sarà altrettanto buono per me?” o “Mi nuocerà?”. Questo è a grandi linee ciò che accade nella mente di ogni essere umano. 

Innanzitutto, per superare lo “scoglio iniziale”, bisogna scomporre l’intero processo in più fasi. Se da un giorno all’altro pensiamo di stravolgere le nostre abitudini con cambiamenti drastici, è normale non iniziare mai. Se invece scomponessimo l’intero processo in piccoli step da seguire e che la mente concepisce come “fattibili”, allora le possibilità di successo crescono notevolmente. 

Il cambiamento di per sé non è un processo lineare; graficamente potrebbe essere rappresentato come una curva che sale, scende e risale nuovamente. Inizialmente si è pervasi da una ventato di travolgente ottimismo, finché improvvisamente non subentra il pessimismo che mina la forte motivazione iniziale. È questo il momento cruciale: guardarsi indietro e rendersi conto dei progressi realmente fatti. Solo così potrà farsi largo un rinnovato ottimismo che vi condurrà al traguardo. 

Quanto tempo richiede costruire un’abitudine

Una volta avviato il processo di cambiamento è necessario lasciare trascorrere un arco di tempo ben preciso affinché sia il corpo che la mente trasformino un nuovo comportamento prima in un’abitudine e solo successivamente in uno stile di vita. Se per natura siete persone costanti e tenaci, sarà molto più semplice arrivare in fondo al sentiero. 

Per capire concretamente quanto tempo richieda instaurare una nuova abitudine, bisogna menzionare il chirurgo estetico Maxwell Maltz. Dopo aver eseguito numerosi interventi, ha notato che i suoi pazienti impiegavano 21 giorni per abituarsi alla nuova immagine di sé. Incuriosito da questa sua osservazione, ha indagato ulteriormente, affermando che ciò non valeva solo per i cambiamenti fisici, ma anche per le nuove abitudini. 

Tuttavia, la posizione di Maltz è stata superata dalle ricerche condotte dall’University College di Londra. Gli studiosi hanno notato che 21 giorni non erano sufficienti a instaurare permanentemente una nuova abitudine. Il tempo necessario affinché il nuovo comportamento diventi parte di noi è in media di 66 giorni, poco più di due mesi. Fondamentale la costanza soprattutto nella fase intermedia. 

metodo di studio

Strategie concrete per organizzare il tempo

Consigli generali per cambiare le abitudini

Una volta acquisite le informazioni di contorno, quali l’atteggiamento mentale e le tempistiche necessarie al consolidamento di un’abitudine, siete pronti a conoscere e sperimentare le tecniche di time management.  Immaginate una partita a tetris, l’obiettivo è inserire i blocchi affinché non restino buchi. Le modalità di queste strategie sono esattamente le stesse: pianificare le attività al millimetro. 

Pensateci bene, quante volte accade di avere una mezz’oretta libera tra un impegno e un altro, e la lasciamo semplicemente scivolare via perché non è sufficiente a iniziare un’altra attività? I cosiddetti momenti “morti” sono la ragione principale per cui si perde tempo. Se ciò accadesse anche solo una volta al giorno, alla fine della settimana sarebbero tre ore mezza di tempo sprecato, in un mese 14 e in un anno ben 168, ossia 7 giorni pieni. 

Solo quantificando si riesce a comprendere in maniera concreta, diventando più consapevoli. Un utile strumento di cui avvalersi è l’agenda. L’agenda, fornendo una panoramica dei vari impegni, consente di organizzarli e distribuirli durante la settimana in modo da ridurre al minimo “gli spazi vuoti”. È bene precisare che nonostante il lavoro di pianificazione, si possono comunque verificare di tanto in tanto, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. 

Strategie per il lavoro e la vita privata

Entriamo sempre più nel vivo di queste tecniche. In relazione all’uso dell’agenda e all’ottimizzazione dei “momenti morti”. Anche questi ultimi possono essere utilizzati in maniera produttiva: quotidianamente abbiamo delle cose da fare di poca importanza e che richiedono pochi minuti. Proprio perché tali, tendiamo a rimandarle all’infinito. Quei momenti sono perfetti per portare a compimento piccole faccende. 

Rimanendo in ambito organizzativo è bene, sia nella vita privata che nel luogo di lavoro, creare delle “To-do list”, dove annotare tutte le attività da svolgere, anche le più semplici. Scrivere porta chiarezza. Dopo aver riletto le voci della lista e aver realizzato che sarà difficile riuscire a far tutto entro la fine della giornata, è fondamentale stabilire delle priorità seguendo due criteri fondamentali: l’importanza e l’urgenza. Infatti:

  • se qualcosa è importante e urgente, allora ha la priorità assoluta, bisogna farla subito;
  • se invece è importante, ma non urgente allora è bene rimandare;
  • quando qualcosa è urgente, ma non importante, è il momento di delegare;
  • infine, se l’attività da svolgere non è né urgente, né importante, bisogna scartarla. 

Una volta stabilite le priorità, è essenziale dare a ciascuna attività una scadenza, perché la tendenza dell’essere umano è di rimandare, utilizzando tutto il tempo a disposizione, soprattutto se ciò che si deve fare non è piacevole. Proprio in quest’ultimo caso la mente si farà sentire, tenderà a rimandare il più possibile, finché la persona non si trova alle strette. Il consiglio è di svolgere queste attività per prime, dedicandovi almeno 15 minuti. In questi casi si suole dire “Mangia la rana”. 

Una tecnica molto utile soprattutto agli studenti è “la tecnica del pomodoro” e utilizza al meglio i momenti di concentrazione profonda del nostro cervello. Infatti, il picco di massima attenzione oscilla intorno ai 40 minuti. In questo lasso di tempo, la produttività è alta e studiare è molto più semplice. Al termine dei 40 minuti è necessario prendersi una pausa che duri un ottavo o un decimo dei tempi di studio. Ciò vale anche per i concorsi: leggi ora il nostro articolo su come prepararli.

La pausa ha un ruolo fondamentale: oltre a ricaricare il cervello, serve a rielaborare, organizzare e immagazzinare le informazioni. Intrinsecamente legati alla produttività sono il sonno e i ritmi circadiani. Dormire è essenziale in quanto cataloga, ri-processa le esperienze del giorno trascorso, consolida la memoria, stimola rilascio di ormoni che regolano l’energia, l’umore e la reattività.

Per quanto riguarda i cicli circadiani, ognuno ha un momento del giorno in cui è naturalmente più produttivo. Chi predilige la mattina è definito “allodola”, mentre chi lavora o studia meglio la sera è considerato “gufo”. Nella pianificazione delle attività è bene tenere in considerazione anche questo.

Conclusione

Queste strategie apparentemente semplici possono fare davvero la differenza nel cambiare le abitudini proprie. Pensate a tutti gli hobby per cui “non avevate mai tempo”: recuperando i vari momenti liberi e unendoli in una sorta di collage, potrete finalmente iniziare quel corso di tango o porcellana o di cucito che tanto desideravate fare. Inoltre, anche l’atteggiamento mentale ne trae beneficio, in quanto più cose si fanno, più grande è la soddisfazione personale. 

I nostri corsi per cambiare le abitudini e imparare con occhi nuovi